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2002
Fatemi un'altra domanda
Ma guarda un po chi si rivede!
Da qualche mese, a chi mi incontra e mi chiede come va? sto rispondendo: fatemi una domanda di riserva! Con questo non voglio dire che va male, perché sarebbe un insulto a chi veramente soffre per questioni personali, di salute, o più semplicemente perché non appartiene a quella ristretta isola felice di civiltà che permette di preoccuparsi dellandamento delle borse o della manutenzione dellautomobile anziché dei bisogni primari. Fatemi una domanda di riserva è una risposta a metà fra la battuta e la verità, nel senso che realmente non so dire come le cose stiano andando, e soprattutto in che direzione stiano andando. Cè grossa crisi diceva uno dei più riusciti personaggi televisivi di Corrado Guzzanti, mentre era impegnato a chattare nellInternet; e non vorrei fare lo stesso io, magari in veste seria
per carità! Sto scrivendo a casa mia al computer un articolo per una stagione di concerti che si svolgono dopo cena e ai quali mi recherò con la mia auto
ma dovè questa crisi?
The day before
Crisi o non crisi, è evidente che qualcosa sta cambiando, e non cè nulla di strano perché è il processo naturale della storia; però il cambiamento anche piccolo che va ad intaccare le nostre sicurezze, le nostre radicate piccole abitudini di confort, che mette a repentaglio la tranquillità del nostro viziuccio di fumare, della nostra settimana bianca, del cambio selvaggio dellautovettura ogni venti mesi, in breve del nostro bisogno ormai fisiologico di spendere, ci fa un po paura!
Ma da cosa siamo veramente intimoriti? Abbiamo forse paura del ritorno di incomprensibili guerre strumentali dalle potenziali conseguenze raccapriccianti? No, mi pare che nessuno creda ancora ad un prossimo Day After, invece ci prepariamo tutti a seguire comodamente la guerra presentata dalla vivace grafica dei telegiornali della sera mentre siamo intenti a sorbire la nostra minestrina.
Credo invece che abbiamo proprio paura di non avere i soldi per tutto quanto ci è imposto! Ho perso il conto di quante volte ho assistito negli scorsi mesi a sconcertanti cadute di stile anche da parte di persone di valore proprio a causa del difficile momento economico. Siamo tutti più nervosi e meno disponibili, fateci caso!
E diamoci un taglio!
Dunque se mancano i soldini dobbiamo tagliare certamente qualcosa!
E di cosa potremmo fare a meno? Del cibo? Figuriamoci! Anzi ho letto da qualche parte che gli italiani si consolano al ristorante! - E allora dei vestiti? Ma andiamo! - Lautomobile? Vogliamo rovinare lItalia? - Il cellulare, il computer, la tecnologia? Ma stiamo delirando?
Suvvia, da che mondo è mondo sta lì proprio per essere tagliata: la cultura! Quella sì che si può eliminare: teatri, concerti, balletti noiosi, libri (quei cosi di carta che vengono a volte allegati ai CD Rom), che servono soltanto a tenere in vita una massa di intellettuali ammuffiti!
State sicuri che chi ci amministra (dallalto fino al basso) sarà più o meno in linea con questa scelta!
Vi vogliamo fregare
Bene, in questo gradevole e fertile clima noi di Dàmaris siamo tornati ancora come una fastidiosa zanzara mattutina ad offrire (che strano verbo!) dei concerti gratis a chiunque voglia assistervi.
Son quelle cose che ti lasciano un po perplesso: ma dove sarà linghippo? Eppure ormai son sei anni che questi di Dàmaris stanno lì, e non vogliono soldi, e neppure durante lintervallo ti vendono niente
non sarà mica che una di queste sere magari prendono tutto il pubblico in ostaggio e chiedono un mega riscatto per far pari?
Signori, ecco il conto!
E allora qualcosa stavolta ve la chiediamo! La crisi su cui prima ho tanto scherzato cè davvero, e qui (come dovunque si faccia della cultura) si crea una improduttività economica. Tutti abbiamo più cose da fare e meno tempo a disposizione: io per primo e me ne scuso, spiegando così il perché di questo inizio così ritardato della stagione VenerdìMusica. Abbiamo bisogno di aiuto, e sarebbe facile ridurre il tutto ad una colletta, ma non risolverebbe che i nostri immediati problemucci materiali.
Abbiamo bisogno dellaiuto morale, umano, e a volte anche di quello pratico, ma non vi chiederemo quello venale! Abbiamo bisogno, invece, delle vostre voci per diffondere la notizia dei concerti, abbiamo bisogno delle vostre parole per convincere nuovi amici a venire qui al Tempio e non solo qui, abbiamo bisogno di sentire che quello che facciamo serve a qualcosa, anche se va contro corrente.
Dunque se pensate che iniziative come questa debbano continuare, adesso è il momento di dimostrare che ci siamo e che siamo tanti a volere qualcosa di meglio della nostra TV pattumiera!
Spintonate gli amici fuori di casa, convinceteli ad andare a teatro, a fremere insieme agli attori, a sentire la musica dal vivo, a gustare il suono che si produce lì vicino e proprio in quel momento, e portateli dopo a discutere davanti ad una birra se è stato bello, se si poteva far meglio! Svegliate dal torpore tutti coloro a cui volete bene, attaccate come degli untori la malattia della curiosità: ce la possiamo fare!!
Troppo retorico?
Sì, avete ragione, macché sviolinate! Basta con queste scuse vecchie e banali come la diffusione della cultura, lalternativa al vuoto di contenuti della TV, ci vuole qualcosa di concreto, di produttivo, per giustificare tanti soldi sprecati per i teatri, per le mostre e via dicendo!!! Altrimenti che cosa ci stiamo a fare anche noi con questi concerti di musica classica?
Bene, allora prendiamo un po di numeri: quelli li capiscono tutti. E dire che la matematica è la materia in cui statisticamente il rendimento mondiale è quello più insufficiente!
Ogni fine settimana il telegiornale ci presenta un vero e proprio bollettino di guerra: sono le decine di morti e di feriti irrimediabilmente segnati per tutta la vita, vittime degli incidenti stradali. Le cifre sono veramente impressionanti (molte guerre annualmente fanno meno vittime). Molti di questi incidenti coinvolgono ragazzi spesso giovanissimi che escono ad ora tarda dalle discoteche. In queste discoteche i ragazzi vengono letteralmente anestetizzati da un genere di musica con ritmo ossessivo e somministrato a livelli di decibel indubbiamente dannosi, per non parlare del resto in pillole e dei gravi danni cerebrali permanenti che può causare!! Eppure nessuno fa nulla. Del resto cosa sono poche vite di fronte allimmenso business di quei locali?
Per i più sfortunati i danni possono essere immediati ma, come nel caso del fumo e della droga, per tutti gli altri la realtà sarà molto più subdola e si svelerà in là col tempo, quando non ci sarà più rimedio: danni alludito a partire dai quarantanni e molti altri disturbi che però non verranno con certezza a tutti e da cui ognuno spererà di non essere colpito, proprio come dal fumo. Eppure nessuno ha ancora messo un enorme cartello allingresso delle discoteche: nuoce alla salute!
Attenzione, io non sono contro le discoteche, ma semplicemente contro le esagerazioni, e oggi le discoteche sono esagerate.
Se è retorico parlare di prevenzione, di educazione dellorecchio, di miglioramento della qualità della vita futura, forse il discorso sarà recepito meglio sotto questaltro aspetto: una società con una percentuale eccessiva di sordi e di rintronati disabituati al dialogo avrà un costo altissimo per tutti! I nostri contabili sanno bene che siamo la nazione col maggior numero di anziani.
Chissà se i responsabili degli Enti pubblici e privati al momento di destinare i fondi per la cultura hanno mai guardato il problema in questi termini!?
Se con la crisi contano soltanto i soldi, può bastare questa come ragione per proseguire una stagione di concerti? E qui rinnovo il mio grazie a coloro che ci sostengono materialmente, e da prima della crisi!
Meglio la retorica
VenerdìMusica, come molte realtà culturali del nostro Paese, è appesa ad un filo: oggi esiste grazie ad una complicata serie di equilibri, ma domani potrebbe non esserci più. VenerdìMusica è qualcosa che non credo debba servire a me o a qualcuno in particolare, ma credo che debba essere qualcosa di vostro, di voi che le volete bene e che passate i Venerdì al saloncino. Ormai mi rendo conto che si è creato un pubblico di amici che si ritrova, e lo si percepisce dal vivace brusio che rallegra i momenti precedenti ai concerti e gli intervalli. Che ne direste di avvicinarsi ancora di più e di invitare altri amici? Più siamo e più contiamo! E sarei felice se fossimo anche in compagnia delle altre realtà musicali del territorio, che continuo ad esortarvi a frequentare.
Ma pensa!
Ricordo che allinizio della prima guerra del Golfo (e allora francamente cerano molto, ma molti meno rischi) i supermercati italiani vennero letteralmente svuotati per timore di tempi duri: allora ero un ragazzo e la cosa mi colpì molto. Oggi ci risiamo e, anche se la speranza è lultima a morire, temo che ci aspetti un periodo molto difficile, e non per i supermercati vuoti. Certo, le nostre difficoltà future forse sarebbero un lusso inarrivabile per i tanti meno fortunati di noi, ma credo proprio che nei prossimi mesi la cosa che saremo costretti a fare più di ogni altra sarà riflettere.
Ce la faremo?
Per riflettere ci vogliono punti di appoggio: ci vuole memoria, coscienza, capacità di analisi, perché bisogna considerare quello che è già successo in passato per fare le giuste scelte future. I libri e le arti possono aiutare molto: assumeteli tranquillamente per una serata intera, se vi ferma la Stradale sarete immuni anche alla prova del palloncino!
Ma non illudetevi: con Dàmaris e con VenerdìMusica non risolveremo nulla, però potremo iniziare tanta gente al mondo dellarte, già che da noi è gratis, e saremmo davvero contenti se in seguito questi novizi proseguissero grazie a questo piccolo input.
Ce la faremo?
Fatemi unaltra domanda.
Rodolfo Alessandrini, 15 gennaio 2003
Alcune riflessioni sui programmi
Non è soltanto per mancanza di tempo che questanno ho scelto di non redigere le consuete note sui brani in programmi di sala. Da lungo tempo non si sente più sbagliare il momento dellapplauso qui al saloncino, e con grande piacere ho notato che lentusiasmo del pubblico è sempre direttamente proporzionale alla qualità del concerto. Sto dicendo, in poche parole, che sono lusingato che un pubblico così competente venga ogni settimana ad ascoltare i concerti di VenerdìMusica.
Il tempo dellalfabetizzazione compiuta da Norberto Capelli (che tornerà presto fra noi), col saloncino gremito ad apprendere la struttura della forma-sonata, è ormai lontano e si può dire che la missione è compiuta, almeno per gli ormai abituali amici di queste serate. Mi sembrerebbe davvero superfluo ogni volta che si suona Chopin dover riscrivere chi e cosa fu costui per il pianoforte... Magari nel caso degli autori e dei brani poco suonati, la cosa potrebbe essere ancora utile, ma attenzione! Nessuno si senta in difficoltà: se son proprio autori strani devo anchio, come tutti, andare a vedere chi sono e coshanno fatto; ho ricevuto più di una volta telefonate di critici e giornalisti che avevano difficoltà a reperire anche solo le date di nascita e di morte dei compositori dimenticati che dovevo presentare in concerto col mio Duo.
Dunque preferisco dire (o far dire agli esecutori) due parole dal vivo laddove sarà necessario, e cominciare un rapporto nuovo fra pubblico e VenerdìMusica, dinamico, divertente, in cui vi invito ad entrare senza timori. Pensate come sarebbe più bello poter chiedere qualcosa direttamente agli interpreti, dialogare con loro, metterli a proprio agio e conoscerli meglio! Chissà se piano piano non arriveremo a farlo?
A questo punto bisogna riflettere un po sul futuro, dato che qui al saloncino cominciamo ad essere tanti in grado di poter capire ed apprezzare la musica! Non sarebbe niente male se ripercorressimo i nostri passi e proponessimo di nuovo, parallelamente ai concerti, anche una guida base allascolto; e ancor meglio sarebbe se ognuno di noi vi portasse un amico, un parente, magari un figlio o un nipote, assistendolo anche a casa con la propria esperienza o il prestito di qualche disco
O altrimenti potremmo fare tuttaltro, e magari potremmo deciderlo tutti insieme! Io vi chiedo soltanto di portare gente nuova, meglio se novizi, non ancora contagiati dal virus della Musica.
Flauto, chitarra e fior di pianisti
Ben quattro flautisti e sette chitarristi figurano nel programma di questanno, assieme ad uno straordinario trio darchi, allamico clarinettista dei nostri venerdì, Bandieri, e ai consueti pianisti, questanno davvero eccellenti: un Premio Busoni (Laneri), il Direttore del Mozarteum (Lang), un Premio Abbiati (Damerini), un Master di Montecarlo (Baglini) ed altri nomi di grande rilievo assieme ad una prodigiosa bambina di 10 anni. Un gradito quanto prestigioso ritorno di Piero Rattalino chiude il cerchio.
Il motivo conduttore di questo bizzarro cartellone è la convivialità. In programma c'è tutto quello che "non" si dovrebbe fare! Il grande pianista sul piccolo pianoforte a mezza coda, il piccolissimo pianista di dieci anni in concerto, il pianista che parla e che imita i colleghi, il concertista che suona i generi "leggeri".
Alcune "provocazioni" sono volute, altre sono venute da sole, in nome di una gioia e di una piacevolezza che la musica troppo spesso non riesce più a dare in sala da concerto, sciaguratamente battuta da partite di pallone, vani messaggi-chat e pellicole inguardabili.
Per adesso terremo i gomiti sulla tavola, per mettere a proprio agio tutti i commensali; poi col tempo torneremo ad usare i tre bicchieri nel giusto modo.
Comunque sia sarà una stagione nel segno del divertimento, senza mai dimenticare i valori.
Troverete quindi chitarristi che suonano Vivaldi e anche musiche proprie, flautisti che suoneranno musica da film, pianisti che suoneranno parafrasi da opere e via dicendo. Ma se trasgressione devessere, è necessario che accanto ad essa vi sia la tradizione a far da contrasto, col recital canonico nella migliore delle abitudini.
Dunque nientaltro che la realtà: da molti anni in sala da concerto sono entrati usi e costumi proibiti in precedenza, e sarebbe anacronistico non tenerne conto, specie in un momento in cui unaria troppo altera e sprezzante rischia davvero di dirottare il poco pubblico rimasto verso altri lidi di minor valore ma di ben altra attrattiva!
Basta imparare dai ragazzi, e far caso a cosa dicono di solito dei concerti di musica classica (e in particolare del suo ambiente). Udite udite e perdonate la parola: dicono che è roba pallosa!
Amarcord
Ricordo ancora come fosse ieri che da ragazzino, in estate, mi portarono ad ascolatre un concerto di Severino Gazzelloni, che alla fine come bis suonò una sua trascrizione di Michelle dei Beatles, cosa che allepoca era davvero poco usuale. Accanto avevo una signora non più giovane che alle prime note dei baronetti si alzò indignata commentando a voce neppure bassissima con un dove andremo a finire?.
Povera signora: lei in quel momento pensava di salvare la musica dalle barbare invasioni extracolte, e non si rendeva conto che invece era proprio lei che la stava avvelenando!
Non mi pare che oggi ci sia un ricambio naturale a quel pubblico di anziani che ventanni fa seguiva alla lettera le opinioni del critico e si sforzava di accettare quello che non capiva; anzi, mi pare che nei teatri le loro poltrone rimangano spesso vuote, e a volte mi verrebbe voglia di metterci un mazzo di fiori, in memoria di un pubblico che non cè più!
Non ci sono più i melomani con le sconfinate collezioni di dischi, che si incontravano a concerto e facevano pelo e contropelo ai più grandi interpreti, magari tirando qualche bello sfondone, ma riempiendo di musica unintera hall, non sono più lì ad aspettare il commento del critico per prender posizione, loro che infondevano una personalità alla sala, che facevano respirare allartista che si esibiva limportanza di esser lì davanti a un pubblico! Oggi sì, cè rimasto qualcuno, ma son casi particolari: guardate quanti negozi di dischi hanno chiuso!
E gli studenti? Non sono mica decrepito, ventanni fa ero studente anchio e quante code e quante battaglie ho dovuto fare per accaparrarmi uno dei pochi posti riservati a noi del Conservatorio per pochi spiccioli dai teatri fiorentini! E una volta riusciti ad entrare noi ragazzi venivamo ammassati nel loggione dove, non sempre in silenzio, ascoltavamo e seguivamo tutto quanto passava sul palcoscenico.
Oggi non vedo più la maschera andare a redarguire gli studenti di musica troppo rumorosi; vedo qualche studente, ma anche loro son casi particolari!
Del resto VenerdìMusica non sarà la stagione più bella del mondo, ma anche qui ci sono stati dei bravi musicisti e tanti bei concerti! Eppure metà delle nostre serate in sei anni sono un numero più grande degli studenti di musica pistoiesi che son venuti ad ascoltare!
Mea culpa
Io credo che stia a noi addetti ai lavori far qualcosa di diverso, o almeno presentarlo e condurlo in modo diverso! Credo che dovremmo sentirci meno divi e più missionari, credo che dovremmo pensare più a chi ascolta che a chi suona, credo che dovremmo valutare con molta attenzione la realtà: noi musicisti stiamo facendo morire la Musica! E il nostro integralismo che la fa morire, la nostra rigidità in nome di usi e costumi del passato, il nostro bisogno di dimostrare sempre qualcosa.
Hanno ragione i ragazzi: siamo pallosi!
I pianisti entrano sul palco con aria superiore, senza preocuparsi minimamente se quello che suonano è adeguato al pubblico in sala o se sarebbe meglio cambiare repertorio o dare qualche aiuto; se qualche spettatore appalude fuori tempo viene guardato peggio di un pedofilo; per strappare lapplauso o il sorriso di un collega, un interprete deve fare lesecuzione del secolo! Ma andiamo
Se proprio vogliamo stare sul piedistallo ci sono i cubi delle discoteche, dove almeno cè un bel vedere!
Non so ancora bene come, ma dobbiamo cambiare strada e modificare un po quelle piccole rigidità e sostituirle con altre usanze che possano servire a rendere gli ambiente più gradevoli.
Ecco il perché di qualche scelta bizzarra e soprattutto il perché di una conduzione quasi familiare delle serate. So anche che alcune persone in non frequentano questi concerti proprio per queste trasgressioni, ma io confido che prima o, poi si sentiranno out e avranno voglia di essere accolti con simpatia in questo saloncino dei cambiamenti.
Cambiando si sbaglia, e mi scuso se non sempre azzeccherò la provocazione delle serate più trasgressive, però è anche vero che sbagliando si impara! E io non so: imparo continuamente.
Io lho presa con spirito di ricerca, e credo che ci potremo divertire. E se ci divertiremo avremo nuovi amici.
Rodolfo Alessandrini
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